domenica 19 maggio 2013

Raffaele Ciccone si prende 25 anni di carcere.Rapirono il re dei vigilantes Antonio Buglione

Saviano(NA) 19 maggio 2013 La supercondanna della Corte d’Assise di Napoli è arrivata a tarda sera, dopo ore e ore di camera di consiglio: 29 anni di carcere a Pasquale Scanu 36enne di Siniscola, 25 anni a Giuseppe Boccoli 31enne di Nuoro, 27 anni a Domenico Porcu 43enne di Silanus, 3 anni a Giovanni Canale 27enne di Onanì e 25 anni al napoletano Raffaele Ciccone.

 Così ha deciso la quinta sezione della Corte d’Assise che ieri ha condannato gli autori del sequestro-lampo dell’imprenditore di Saviano di Nola, Antonio Buglione, il “re della vigilanza privata” avvenuto il 12 settembre 2010. Si è chiuso quindi con una supercondanna, il processo cominciato nel gennaio 2012 a carico del commando sardo: Porcu e Boccoli, erano attualmente sottoposti all’obbligo di firma, Canale è in carcere, mentre Scanu è latitante. Così come latitante era stato lo stesso Canale, ricercato per nove mesi, esattamente dal 3 novembre 2010, giorno in cui finirono in manette a Roma per il rapimento gli altri tre sardi. Il giovane di Onanì era stato arrestato l’8 agosto 2011 dai carabinieri della compagnia di Siniscola in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli per rapina e sequestro di persona a scopo di estorsione ai danni, appunto, di Buglione. Un’impresa audace quella messa a segno dalla banda nei confronti dell’imprenditore campano, per il quale avevano chiesto un riscatto di 5 milioni: attivo nel settore della vigilanza privata, Buglione era finito più volte sotto inchiesta per le attività della sua società, la International security service, e accusato più volte di legami con la camorra. Un progetto criminoso spregiudicato, il loro: il commando era andato a prenderlo a casa sua, a Saviano, in provincia di Napoli, in un territorio dominato dalla criminalità organizzata di Nola. C’erano riusciti, e l’avevano rinchiuso in un casolare nelle campagne di Marigliano. Ma il “re della vigilanza”, lasciato solo dai malviventi che avevano avvertito la presenza sempre più vicina delle forze dell’ordine, era riuscito a fuggire dopo 48 ore. Loro, però, avevano continuato a minacciarlo, a pretendere milioni di euro, passando da una cabina telefonica all’altra per chiedere il riscatto. Fino a quando i carabinieri li hanno sorpresi e arrestati a Roma: stavano telefonando a Buglione dalla stazione Anagnina per concordare i modi dell’incasso della prima rata.
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