mercoledì 22 settembre 2010

Arrestato Ciccone Raffaele di Saviano caso Buglione

Le indagini ruotano attorno la figura di Raffaele Ciccone, 36 anni, incensurato, nulla facente e residente a Saviano,

L'uomo è stato arrestato perché durante una perquisizione in casa sua è stato trovato in possesso di documenti contraffatti per un latitante, Raffaele Raiola, che deve scontare due anni di pena, nonché un pc con software per falsificare documenti e due passamontagna.
Il sequestro Buglione continua ad essere un puzzle investigativo difficile, dato che l'uomo in passato è stato coinvolto in inchieste sugli intrecci tra camorra, politici e lavoro, e l'imprenditore si sarebbe liberato da solo senza il pagamento di alcuni riscatto, per cui sembra sia stato più un avvertimento che un sequestro.

mercoledì 15 settembre 2010

"Me ne andrò lontano" la Camorra non c'entra.Parole di Buglione

"Adesso me ne andrò lontano. Prenderò le mie figlie e andrò via di qui. Lo faccio per loro".

Antonio Buglione, l'imprenditore di Saviano sequestrato domenica sera 12 settembre 2010 e riuscito a liberarsi martedì mattina nel Napoletano, annuncia la sua intenzione in un breve incontro con la stampa. Dice poi di essere convinto che nel suo sequestro "la camorra c'entra" e giura di non aver pagato nulla per il riscatto. "Ho avuto paura di morire", conclude.
"Non ho pagato nulla per il riscatto - ha raccontato, visibilmente provato, ai giornalisti, durante un breve incontro con la stampa che si è tenuto nella sua abitazione di Saviano (Napoli), in via San Liberatore - e durante il sequestro ho avuto paura di morire".
L'imprenditore ha poi aggiunto che nel suo sequestro "la camorra c'entra". Alla domanda rivoltagli dai giornalisti se in questo sequestro anomalo c'entrasse la camorra, Buglione ha infatti risposto: "Sì, perché nessuno si muove su questo territorio senza la camorra".
Buglione ha ribadito di non avere avuto preoccupazioni in passato "anche perché sono due anni che non faccio più l'imprenditore". Ha infatti spiegato che le attività di vigilanza fanno ora capo al fratello. L'imprenditore sequestrato dovrebbe tra poco testimoniare in un procedimento a carico del clan Fabbrocino. Alla domanda se andrà in aula ha risposto: "Non lo so".
"Maltrattato dai media perché sono del Sud"
"Mi fa male quello che avete scritto su di me - ha poi aggiunto Buglione -. Non lo merito perché uno che viene accusato ingiustamente e poi è stato prosciolto e ha ricevuto il risarcimento dei danni non può essere trattato in questo modo". E ancora: "Se fossi stato un imprenditore del Nord avrei avuto la croce al merito ma qui, nonostante l'assoluzione con formula piena, passo per un mafioso. Questo non è bello".
"Il momento più difficile: la fuga"
"Quando sono scappato ho pensato che se mi avessero ripreso mi avrebbero ammazzato, è stato quello il momento più difficile" Lo ha raccontato Antonio Buglione. L'imprenditore ha anche ricordato il momento del sequestro, quando ha subito le percosse e quando è stato portato nel capanno nelle campagne di Marigliano.


"Durante il sequestro ed il tragitto sono stato trattato come una bestia - ha detto Buglione - ho ancora i segni, poi quando mi hanno legato al palo mi hanno trattato meglio, mi hanno offerto anche i sigari". Buglione ha escluso che i sequestratori conoscessero le sue abitudini ed il fatto che preferisse fumare sigari anziché sigarette: "I sigari li ho chiesti, come la pillola per la pressione".

martedì 14 settembre 2010

Antonio Buglione, 59 anni di Saviano si libera da solo

E' libero Antonio Buglione, l'imprenditore rapito domenica 12 settembre 2010 a Saviano. I carabinieri lo hanno trovato a Marigliano, in provincia di Napoli.

Buglione si sarebbe liberato da solo e avrebbe raggiunto, con dei mezzi di fortuna, la casa di un conoscente. Da lì avrebbe avvertito i carabinieri. Per liberare Buglione, "re" degli istituti di vigilanza privata, uno dei suoi cinque fratelli era stato contattato con la richiesta di cinque milioni di riscatto.
L'uomo sarebbe stato rapito da un commando armato verso le 20 di domenica mentre rientrava a casa dopo aver passato alcune ore in un bar di Saviano, sua città natale. I sequestratori lo avrebbero costretto ad allontanarsi a bordo della sua Fiat Panda. Da quel momento si sarebbero perse le sue tracce. L'auto è stata rinvenuta in via Abate Minichini, a Saviano, a poca distanza dalla casa dell'imprenditore. Buglione sarebbe stato tenuto legato con una catena al collo e segregato in una serra delle campagne di Marigliano.
L'imprenditore è stato condotto nella caserma di Castello di Cisterna per essere ascoltato dai militari sulla sua sparizione e sulla sua presunta prigionia. Bisognerà chiarire anche come Buglione si sia procurato alcune ferite: una al sopracciglio, un'altra all'occhio e anche al torace. Probabilmente l'uomo è stato malmenato dai suoi sequestratori oppure è rimasto contuso nella colluttazione ingaggiata nel tentativo di sfuggire al rapimento. Lo stato di salute dell'imprenditore è comunque buono.
Secondo le ipotesi valutate dagli inquirenti lo scopo del rapimento non sarebbe stato il denaro, ma la vendetta. Antonio Buglione era stato coinvolto in una serie di indagini legate alla camorra. Accusato di tentata estorsione alla fine degli anni '90, l'imprenditore era sospettato di tenere informati i boss della camorra di Nola sugli spostamenti delle forze dell'ordine, proprio grazie agli istituti di vigilanza di cui era proprietario. Un'ultima inchiesta, nel 2010, in cui Buglione risulta indagato è quella che vede coinvolto anche il senatore Pdl Vincenzo Nespoli. Bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale e reimpiego di denaro di provenienza illecita, l'accusa rivolta a Nespoli.
Alla notizia della liberazione i familiari dell'imprenditore si sono abbracciati e lasciati andare a manifestazioni di gioia. Al momento però, preferiscono non commentare l'accaduto, mentre qualche dipendente di Buglione si limita solo a dire: "Sappiamo quello che sapete voi. Certamente è una notizia che ci fa estremamente piacere".

Antonio Buglione, 59 anni di Saviano video del sequestro

E' giallo sulla richiesta di riscatto
Secondo gli investigatori il commando era composto da otto persone Ritrovata l´auto della vittima, la Panda si trovava non distante dalla sua casa


L'unica cosa certa è il filmato del rapimento. Una telecamera a circuito chiuso registra il sequestro di persona da parte di un commando armato diviso in due squadre a bordo di altrettante auto. Si vede bene la vittima dell´agguato: è Antonio Buglione, 59enne imprenditore degli istituti di vigilanza presente in numerose inchieste giudiziarie, il suo nome sempre accanto a quelli di prefetti e senatori. Ma anche imprenditore vittima del racket. Contatti pericolosi con la camorra del nolano. Scomparso da domenica sera, sequestrato in modo anomalo, molti punti interrogativi e il movente "classico" dell´estorsione poco convincente per gli inquirenti dell´Antimafia. Molte stranezze, a cominciare da una telefonata troppo frettolosa dei presunti sequestratori che chiedono cinque milioni di euro per rilasciare Buglione. Dinamica poco chiara, movente da individuare tra parecchie ipotesi.
Domenica sera, tra le otto e le otto e trenta. Giorno festivo in un centro della provincia quale è Saviano. Dove anche un imprenditore ha tempo da trascorrere al bar con gli amici. È un circolo ricreativo dove si conoscono tutti, lì c´è anche l´imprenditore Buglione, fratello del sindaco della cittadina, Rosa. Arriva l´ora di cena, lui va via a bordo della sua Panda. L´utilitaria verrà ritrovata ieri dai carabinieri parcheggiata in via Abate Minichini tra Saviano e Nola. Dettaglio oscuro, perché il luogo dista circa tre chilometri da via San Liberatore, dove abita Buglione. Presumibilmente l´uomo fa un tratto di strada a piedi, fin sotto casa, dove si trovano le telecamere a circuito chiuso. E dove avviene il sequestro, quando piombano su di lui due auto. Ci sono otto uomini nel commando. «È stato preso di peso e portato via», trapela a fatica dagli investigatori.
Si ferma tutto lì, a domenica sera intorno alle otto e trenta. L´allarme scatta qualche ora dopo con la richiesta di riscatto. I presunti rapitori chiamano il fratello della vittima, Carlo Buglione. Hanno il suo numero di cellulare. Chiedono cinque milioni di euro. Così presto? È un altro elemento anomalo della vicenda. Che spalanca una voragine di dubbi negli investigatori. Sequestro a scopo di estorsione "classico"? La Campania non è la Sardegna né la Calabria, il territorio non consente di nascondere un ostaggio e la scuola criminale è molto diversa. Il nolano è però territorio del clan Fabbrocino, noto per le numerose vendette con la formula della lupara bianca. Persone scomparse e ritrovate morte tempo dopo. Ma allora, perché chiedere il riscatto? Un depistaggio, forse, cui non vogliono dar credito gli inquirenti. D´altra parte la possibilità di una estorsione sui generis. Buglione rapito perché ha un debito con qualcuno: deve del denaro a chi organizza il rapimento. Oppure la convinzione, da parte dei malviventi, che quella richiesta di riscatto sarebbe rimasta in famiglia e che si poteva trovare presto un accordo riservato.
Che nessuno avrebbe avvertito le forze dell´ordine. Infine l´ipotesi della messinscena, un sequestro simulato. Piste tutte valide al momento, mentre cominciano gli interrogatori dei parenti e i controlli sui tabulati telefonici. L´analisi del filmato - unica cosa chiara, dunque, dell´intera vicenda - a caccia di dettagli per individuare i responsabili. E su una vicenda estremamente anomala l´aggiunta di un riserbo se possibile pure anomalo da parte degli investigatori. Che tacciono e rispondono tutti con gelidi "no comment". Mentre nel nolano non volano elicotteri delle forze dell´ordine e non ci sono posti di blocco ad ogni arteria di collegamento. Silenzio e calma apparente in attesa di un passo falso che indichi la pista giusta da seguire.
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