giovedì 12 agosto 2010

vittima della camorra un savianese denuncia

SAVIANO - Una piaga diffusa. Una condizione che coinvolge molte più persone di quante si possa immaginare.
Il racket imposto dalla malavita a commercianti ed imprenditori nolani è un giogo che soffoca la crescita economica dell’Agro. Invisibile, impalpabile, ma reale. La storia del negoziante di Saviano sottoposto al ricatto prima dal clan Russo, poi da sedicenti rappresentanti dei Pianese (il gruppo di Salvatore Taglialatela, arrestato con l’operazione Blackjack della Compagnia di Nola) è emblematica. L’uomo confessa agli inquirenti di avere pensato di “farla finita”. Suicidarsi per sfuggire ai tentacoli della camorra. Questa è l’immagine più eloquente della sfida dei clan al vivere civile.
LA “TASSA” Titolare di una sala biliardo, il piccolo imprenditore protagonista di questa significativa vicenda conclusasi con dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere si rivolge ai carabinieri di Saviano; i militari del maresciallo Giannini sono riusciti a guadagnare la sua fiducia, e lui racconta la sua drammatica epopea. “Prima di avere la sala biliardo- racconta- avevo una cartolibreria. L’ho dovuta chiudere per motivi economici perché non potevo più affrontare le spese. Ricevevo richieste estorsive”. Tutto inizia nel settembre del 2009, quando uno degli arrestati (Pompeo Napolitano), racconta la vittima, si presenta presso la cartolibreria chiedendo 5mila euro per i carcerati per conto del clan Russo. ” In un primo momento la richiesta mi sorprese- spiega il negoziante- tant’è che pensavo stesse scherzando, quindi chiesi se era vero quello che stava dicendomi ricevendo risposta affermativa”. Nessuna pietà per il commerciante, che cerca di spiegare che aveva appena aperto l’attività e non aveva tanti soldi; qualche giorno dopo Napolitano torna con la stessa richiesta, ma una nuova “opzione” per il pagamento. Si può “saldare” in ricariche telefoniche. In effetti, nel giro di una settimana, versa 2600 euro al clan Russo in ricariche per i cellulari. Più 200 euro in contanti per la moglie di un carcerato, che doveva pagare l’avvocato.
“PENSAI AL SUICIDIO” Di fronte al tentativo del commerciante di non pagare l’intera somma, si presentano altri componenti del gruppo malavitoso che stavolta, dinanzi alle resistenze, passano direttamente alle minacce: Ti spacco la testa e ti ammazzo” dice uno di loro alla vittima impugnando un martello ed avvicinandolo alla testa dell’uomo. Poco dopo prende una sbarra di ferro e cerca di colpirlo. L’uomo precipita definitivamente nell’incubo. Disperato, cerca di farla finita. Mi allontanai non facendo più rientro a casa- racconta agli inquirenti- e meditando il suicidio. La mia famiglia cercò in tutti i modi di farmi ravvedere dalle mie estreme intenzioni e vi riuscì”.
IL DEBITO Torna in sé il protagonista di questa storia, ma i suoi aguzzini non lo abbandonano. Entra in scena Salvatore O mbizz (Salvatore Menna), che arriva fino a casa dell’uomo, giungendo a chiedergli i soldi dinanzi la moglie di quello ( “Dacci questi 5mila euro e non ci vedrai più” sibila). I soldi servono ai carcerati. Più tardi gli piombano in casa Pompeo Napolitano e Francesco Tufano, le minacce si allargano alla famiglia: Questi qui non hanno paura di nessuno, se non paghi non se la pigliano solo con te, ma anche con la tua famiglia ed i tuoi figli”. E’ un vicolo cieco. Si vede costretto a chiudere la cartolibreria, aprirà una sala biliardo. Ma quei 5mila euro deve consegnarli al clan. Non ha contanti la vittima, per questo il gruppo Taglialatela decide di muoversi altrimenti. Si recano alla cartolibreria e prelevano tutto: dai mobili al materiale di cancelleria. Tutto viene venduto al titolare di un’altra cartolibreria per 4500 euro, il saldo definitivo del “debito” con la camorra. Un debito che sembra estinto, ma è solo la prima parte di una storia che continua, che perseguita il commerciante anche nella sua nuova attività, la sala biliardo. Le fameliche richieste della nuova camorra dell’area nolana non cesseranno, infatti.
LA DENUNCIA A maggio, a sei mesi dalla cattura dei boss Pasquale e Salvatore Russo, gli aguzzini si ripresentano presso la sua nuova attività. Mandante è Salvatore ‘O Tagliariello stavolta, ovvero Salvatore Taglialatela. Chiedono 300 euro al mese più la percentuale sulle macchinette (equivalente a 60 euro al mese per macchina). ”Ti conviene pagare” aggiungono. I pagamenti devono avvenire entro il 15 o il 30 di ogni mese. Dinanzi a questo nuovo incubo, sopraffatto, l’imprenditore pensa anche di non aprire più la sala biliardo. Non ha soldi, non ha garanzie, l’attività non va bene. Ma i camorristi emergenti, quelli che “comandano la zona” , forti della fine del clan Russo, non hanno pietà. Devono spremere la loro vittima, e questa precipita nel baratro. Decide infine, e questa sarà la sua salvezza, di rivolgersi ai carabinieri di Saviano: ”Aiutatemi, sono disperato- dice- ho paura per me e per la mia famiglia”. La sua denuncia sarà importantissima. Non solo per la sua esistenza, non solo per gli arresti, dieci, che ne deriveranno, ma anche per il grande lavoro di ricostruzione degli scenari camorristici post Russo consentita agli inquirenti nolani.
Autore: Bianca Bianco 09/08/2010

mercoledì 4 agosto 2010

Giacomo Caliendo, l'ex magistrato mediatore

Giacomo Caliendo, 68 anni, originario della provincia di Napoli (è di Saviano ndr) , ex magistrato, attuale sottosegretario alla Giustizia, è accusato dalla Procura di Roma per violazione della legge Anselmi sulle società segrete.
Per questo motivo il sottosegretario è al centro della mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni alla Camera. Nei giorni scorsi, rifiutando a più riprese la possibilità di un passo indietro per evitare la 'conta' in aula, molto rischiosa in questo momento politico, Caliendo ha ribadito di "non aver fatto assolutamente niente: se ci fosse anche solo l'ipotesi - ha detto - di un mio comportamento non solo illegale ma appena scorretto mi dimetterei. Ma non è così". Prima dell'esperienza politica Caliendo è stato magistrato, membro del Consiglio superiore della magistratura e ha contributo a fondare, negli anni Settanta, la corrente moderata di Unicost (Unità per la Costituzione). Nella carriera da 'togato' ha esordito nel 1971 come uditore giudiziario presso il tribunale di Napoli, di lì a poco, nel 1976, è entrato nel Csm. Nel 1991, dopo aver ricoperto vari ruoli di vertice nel 'sindacato' delle toghe, diventa presidente dell'Associazione nazionale magistrati. Dal 2005 è sostituto procuratore presso la Corte di Cassazione. La politica 'militante' resta a lungo fuori dalla sua vita anche se tutti, da opposte sponde politiche, gli riconoscono doti di 'mediatore'. Con l'associazionismo di stampo cattolico ha un rapporto decennale che inizia nel 1961 quando viene nominato responsabile del movimento studenti dell'Azione Cattolica della Diocesi di Nola e lì fonda e dirige per circa tre anni, il giornale "l'Eco della Scuola". Molti anni più tardi la politica nazionale. Nel 2008 l'elezione al Senato con l'incarico di sottosegretario alla Giustizia, ruolo che l'ha visto protagonista come relatore del ddl intercettazioni e, in precedenza, sempre 'in prima linea' con provvedimenti al centro di una lunga battaglia parlamentare come il legittimo impedimento e il Lodo Alfano. Tra le accuse che gli vengono contestate proprio il suo presunto interessamento per far passare il Lodo al vaglio della Corte costituzionale e per riammettere alle elezioni della scorsa primavera la lista Formigoni.
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